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#SHARETHEHELP: La storia di Sonia e la sua esperienza di volontariato all’estero

Abbiamo incontrato Sonia, una giovane ragazza che ha deciso di condividere con noi la sua esperienza di volontariato sovvenzionato all’estero.

Ciao Sonia, ti va di raccontarci un po’ chi sei? Che fai nella vita?
Potrebbe essere un'immagine raffigurante Sonia Sarra

Certo! Ho 25 anni e vivo a Cagliari: sono una Sarda D.O.C.! Al momento sto studiando Lingue e Comunicazione all’Università di Cagliari. Le lingue straniere sono la mia passione da sempre. In particolare mi piace molto l’inglese e mi affascina la cultura anglo-americana. Amo la Sardegna e tutta l’Italia ma la mia grande passione è viaggiare. Ho avuto diverse esperienze all’estero: ho vissuto a Cipro grazie al programma Erasmus+, sono stata due volte in Kent come Aupair e a Manchester come volontaria. Viaggiare, conoscere persone nuove e incontrare culture diverse mi fa sentire viva.

Grazie Sonia. Ora entriamo nel vivo: dicci un po’ perchè hai deciso di intraprendere una esperienza di volontariato all’estero?

Ho deciso di intraprendere una esperienza di volontariato all’estero innanzitutto perché personalmente ho la necessità di stare sempre in movimento, di viaggiare, cambiare ambiente e scoprire cose nuove e poi ovviamente anche per la parte più strettamente legata al volontariato e quindi la possibilità di aiutare gli altri. Mi è sembrato un buon modo per fare del bene e fare una esperienza di crescita personale.

Come hai scelto e conosciuto il progetto a cui hai aderito?

Una mia amica e la sorella avevano fatto un’esperienza del genere con lo SVE (Servizio Volontario Europeo: https://serviziovolontarioeuropeo.it/) qualche tempo prima. Conoscevo già lo SVE e controllavo spesso il sito in cerca di progetti interessanti ma la loro esperienza e i loro racconti sono sicuramente stati preziosi nella scelta di “mollare tutto e partire”! Così un giorno curiosando sul sito nel 2019 ho trovato un progetto con sede in Inghilterra, a Manchester e una missione affine ai miei interessi. Mi sono detta: “è il momento”. Mi sono candidata e sono partita.

Ti va di raccontarci di che progetto si trattava?

Il progetto, con sede a Manchester, trattava di prevenzione del cancro alla prostata, al seno e di difesa dell’ambiente.

Il progetto per come ci era stato presentato prevedeva che noi volontari, una volta adeguatamente formati, informassimo il pubblico, ossia chiunque fosse interessato a conoscere i fattori di rischio e protezione utili per svitare per quanto possibile di ammalarsi di cancro alla prostata e al seno e promuovessimo una corretta educazione ambientale. In realtà, una volta arrivata sul posto, sia io che i miei colleghi siamo stati costretti a constatare come la relazione col pubblico fosse di fatto totalmente assente e l’organizzazione pessima.

La durata prevista era di 10 mesi da ottobre 2019 a luglio 2020, con garanzia di alloggio gratuito per tutti e 4 i volontari attivi sul progetto. La mia esperienza è stata poi un po’ anomala rispetto alla norma dal momento che con l’arrivo del Covid-19 siamo stati costretti a cessare l’attività in presenza a marzo 2020, svolgendo quindi lavoro da casa per i restanti mesi.

Raccontaci la tua giornata tipo da volontaria a Manchester

Si prendeva servizio dalle 10:00 alle 16:00 per cinque giorni a settimana: dal lunedì al venerdì.

La mia giornata tipo consisteva nel recarsi in ufficio e svolgere compiti prevalentemente al computer. I compiti assegnatimi però erano soprattutto d’ufficio, più vicini al lavoro di una segretaria che a quelli di una ragazza che attraverso un’esperienza di volontariato all’estero voleva unire la sua passione per il mondo con la sua voglia di aiutare e contribuire in cause che le stavano a cuore. Inoltre non sempre c’era lavoro da svolgere e quindi mi sentivo un po’ come nel posto sbagliato, poco stimolata e demotivata, mi sembrava di perdere tempo ed essere lì solo per occupare uno spazio. Data la situazione e i sentimenti di delusione comuni spesso siamo stati noi volontari a proporre attività e idee per impiegare il nostro tempo in modo produttivo.

Come mai non hai lasciato il progetto? Cosa pensi di questa esperienza nel complesso?

La mia esperienza nel complesso mi è sicuramente piaciuta, altrimenti avrei di certo rinunciato e lasciato.

Quello che mi ha fatto restare però purtroppo non è stata la mia esperienza come volontaria in senso stretto e quindi in relazione al progetto. Sono rimasta per tutto quello che è derivato dal mio viaggio, dal contorno se si può dire, che in situazioni del genere però a mio parere è parte integrante dell’esperienza. Sono quindi sicuramente rimasta delusa, come ho già detto, della cattiva organizzazione del progetto ma assolutamente soddisfatta per i legami che ho instaurato con i miei colleghi, soprattutto con la mia coinquilina Carlotta e per quanto sono cresciuta in quei 10 mesi lontana da casa, in una città e uno Stato che ho da sempre adorato e nel quale ho sempre voluto vivere. Per me è stata una bella opportunità. Questa esperienza mi ha sicuramente insegnato che non tutto è come sembra ma anche dalle delusioni si può trarre beneficio e imparare a reinventarsi.

So per certo che il mio è stato un caso isolato e ci tengo a dirlo. In molte formazioni obbligatorie, infatti, ho incontrato altri ragazzi di altre associazioni che effettivamente lavoravano al loro progetto e si sentivano adeguatamente seguiti. Sono stata sfortunata probabilmente ma devo dire che rifarei tutto.

Grazie Sonia per aver condiviso con noi la tua storia!
Se anche tu hai una storia da volontario all’estero da raccontarci contattaci alla mail info@help2help.it o commenta qui sotto! 🙂

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