Oggi incontriamo Silvia che ci parla della sua esperienza in un campo di volontariato. Come abbiamo già detto nell’articolo precedente della rubrica #ACT i campi di volontariato possono svolgersi sia all’estero che in Italia. Lei ha scelto un progetto in Italia. Scopriamo insieme la sua avventura!
Ciao Silvia, innanzitutto grazie per la tua partecipazione. Siamo molto felici di ascoltare la tua storia ma prima raccontaci un po’ di te.
Ciao sono Silvia, ho 25 anni e sono impiegata da qualche anno in uno studio commercialista. Sono una grande appassionata di animali. Li amo molto e li rispetto. Tengo anche particolarmente all’ambiente. Credo sia fondamentale tutelarlo. A questo proposito cerco di fare la mia parte nel quotidiano e faccio parte della Leidaa (Lega italiana Difesa Animali e Ambiente).
Come mai hai deciso di partire per un campo di volontariato?
Ho deciso di partire per un campo di volontariato innanzitutto per fare un’esperienza, per fare qualcosa di diverso dalla solita vacanza durante le ferie estive. Sono una persona molto attiva, a cui piace darsi da fare e quindi ho visto il campo di lavoro come un’ottima possibilità non solo di dare una mano in un progetto che mi stava a cuore ma anche di mettermi alla prova in qualcosa di nuovo per me.
Parlaci un po’ del progetto che hai scelto
Il progetto che ho scelto era promosso da Legambiente, durava 10 giorni e si svolgeva a Lampedusa, in particolare nella spiaggia dei Conigli. L’obiettivo principale era la tutela delle tartarughe Caretta Caretta. Il compito dei volontari come me era quindi quello di monitorare l’isola e lavorare per renderla accogliente ed adatta alla nidificazione delle tartarughe.
Come era la tua giornata tipo?
Le attività alla riserva erano organizzate in due turni: Il turno del mattino e quello del pomeriggio.
Il turno del mattino iniziava alle 8:00 ed arrivava fino all’ora di pranzo mentre quello del pomeriggio iniziava dopo pranzo alle 14:00 circa e finiva verso le 19:00/20:00. Le attività di entrambi i turni comunque erano le stesse, con la differenza che chi arrivava al mattino doveva aprire la riserva mentre chi finiva alla sera la doveva chiudere. Le attività da svolgere in spiaggia erano tre e si svolgevano sempre seguendo dei turni: c’era chi stava all’ingresso della spiaggia e informava i turisti sulle norme da seguire per agire nel rispetto dell’ambiente, chi controllava se effettivamente le regole venivano rispettate ed infine c’era chi doveva stare in cima alla spiaggia per contare chi entrava ed usciva per censire l’affluenza dei turisti.
C’era anche un giorno alla settimana in cui , sempre a turno, ci si doveva occupare della pulizia della casa dove noi volontari vivevamo tutti insieme, preparare da mangiare e alla sera (finito il turno delle 20:00) andare in riserva per monitorarla di notte. Questo per garantire una sorveglianza continua della riserva: 24h su 24h. Durante il turno di notte eravamo in due, allestivamo delle tende e dovevamo stare svegli a turno. Principalmente il nostro compito era quello di impedire di entrare ai visitatori sia che fossero turisti che barche dal mare.
Infine c’era anche un giorno di riposo in cui eravamo liberi di fare ciò che preferivamo, io ad esempio ricordo di una bellissima escursione in barca!
Come hai conosciuto il progetto?
Ho conosciuto il progetto tramite una amica che aveva fatto un’esperienza simile sempre con Legambiete e mi ero informata sui possibili progetti. Ho scelto proprio questo perchè tra le varie possibilità era quello più compatibile con il mio periodo di ferie.
Cosa pensi di questa esperienza? Lo rifaresti?
Questa esperienza mi è piaciuta perchè mi ha permesso di fare un’esperienza diversa ed aiutare in qualche modo gli animali nel mio piccolo. Devo dire però che non è stata facile. Questo perchè comunque mi ha richiesto di vivere con altre 10/12 persone tutte diverse e soprattutto sconosciute fino ad allora. Sicuramente mi è servita molto per crescere e mi ha permesso di capire anche qualcosa in più di me stessa. Proprio per questo la rifarei assolutamente.
Avrei voluto rifarla già l’anno successivo ma con il Covid mi è stato impossibile. Quest’anno il progetto è ripartito, ma sempre causa Covid, purtroppo l’alloggio non è più in casa ma in tenda. CI ho pensato ma mi sono resa conto che stare tutto il tempo in tenda richiederebbe per me uno stress troppo grande che non credo riuscirei a sostenere. Credo quindi che aspetterò ancora un anno magari proverò anche altri progetti!